Coro il Baluardo

La Befana 2010


17° edizione

5 gennaio 2010


Vincitrice


Befanata "CORRETTIVA"

Cari figli miei diletti,
dopo un anno son tornata
tra il Fillungo e i vicoletti,
a sentir la " Befanata ".

Vi ringrazio del pensiero
Sempre tanta è l'emozione!
Ma quest'anno al mondo intero
Porterò solo carbone !

Quanta gente ormai viziata
Giunta nel DUEMILADIECI,
anche se, molto affamata,
non "gradisce" pasta e ceci…

Vuole il meglio l'uomo ingordo,
lo pretende addirittura
alla svelta e senza un soldo,
non accetta vita dura!

Non esiston più valori,
quelli veri e genuini
che una volta i genitori,
insegnavano ai bambini.

Ma soltanto l'ingordigia
Di arrivare sempre primi,
riempiendo la valigia
di interesse e di quattrini !


E stò mondo sgangherato,
che non ha più tradizioni,
né rispetto del passato,
avrà ancora bimbi buoni ?!?

Certamente che ce li ha !
Non han colpa i bamboretti,
se per questa umanità
io stravolgo i miei progetti!

Cambierò la tradizione:
non saranno i piccolini
a ricevere il carbone ,
pur essendo birichini!

Mi organizzo per formare
Di bambini un girotondo,
che mi aiuti a migliorare
questo pazzo, pazzo mondo.

Dono loro a " piene mani "
La ricchezza dell'amore,
la speranza nel domani
perché il mondo sia migliore!

Mentre ai grandi sol carbone,
perché imparin la creanza!
E per quello…" più birbone "
Userò la mia ramazza!!!

Di Carina Cherubini Orsetti
Musica di Tiziano Mangani


Menzioni di merito:



"perché rievoca con malinconia e dolcezza la figura della Befana nel ricordo di un sogno bambino"


E' solo un sogno
Discendi pian piano
Dal cielo stellato
Ed ogni bambino
Ti aspetta agitato

Sei curva, vecchietta
Un po' rude e non bella
Ed ogni anno discendi
Quaggiù, da una stella

Con gli occhi giganti
Ed il naso a patata
La gonna un po' rotta
Ed in man la granata

Le mani rugose
Mi sfiorano il viso,
che a un tratto si accende
di un dolce sorriso

Non son più bambina
So bene chi sei
Da quando son nata
Sei nei sogni miei
E tremo al pensiero
Che un giorno, quaggiù
Nemmeno nei sogni ritornerai più.
Di Lisa Fava


"perché esprime, con l'autenticità del suo vernacolo, concetti semplici ma profondi"


Lucca drento, Lucca fora,
che città della malora,
su e giù per i camini
come al tempo di Puccini.
Tetti rossi, vicoletti,
cento chiese e bei giardini,
e quel tondo anfiteatro
sembra proprio un buccellato,
e le mura tutte intorno
come a fare un girotondo
come quello de' mi' tempi,
che con poco erin' contenti
Vecchi, giovini e bimbetti,
gli bastavin tre dolcetti;
ma la torre che risuona
nella testa mi rintrona
va a finì che sto trenino
pò lo porto ad un bambino
che voleva un bel violino,
vo vede' come lo suona
pover'anima birbona.
Tutti a dimmi che son vecchia,
che son brutta e sgrendinata ,
ma pei bimbi so na fata
che sa i sogni realizzar.
Anco se la mi sottana
è un po' lisa e rattoppata ,
certamente è non firmata
Come quei bei vestitini,
di bambine spulizziate,
che mammine un po' fissate,
condizionano di già.
Ma lasciateli saltare
Rotolar fra poggi e bue
Che seduti alla TV
Poi s'ingrassin sempre più
E giocateci anco voi,
alla lippa o a rimpiattino,
che tornare un po' bambino
vi darà felicità.
Di Daniela Gambogi

 


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